Quando andavo al liceo ho sempre detestato inglese. Non ero affatto portata per le lingue e il metodo utilizzato a livello scolastico non era proprio di mio gradimento, facendomi risultare il tutto noioso e pesante. I primi tre anni, tuttavia, avevo un’insegnante molto umana e gentile, che metteva molta passione nel suo lavoro e che ha sempre compreso le mie difficoltà, perciò riuscivo comunque a digerire le ore di inglese. Dal quarto anno però la mia insegnante vecchia se ne andò, e ne arrivó una nuova, acida, stanca del suo lavoro, che sapeva solo urlarmi dietro e che contribuì notevolmente ad accentuare il mio odio per la materia.
Per questo motivo, quando l’insegnante tardava un po’ ad arrivare in classe, bonariamente scherzavo e dicevo ai miei compagni ‘dai che stavolta è caduta dalle scale’. ( sono consapevole che non sia stata proprio la più felice delle battute, tuttavia non intendevo augurare davvero del male alla docente ).
Un giorno, in quinta, la docente non arriva. Passano i minuti, ed immancabile arriva la mia solita battuta ‘dai ragazzi, me la sento, oggi è caduta dalle scale’.
Passa mezz’ora e noi rimaniamo lì ad attenderla, mentre vediamo delle luci blu provenire dal cortile della scuola ( non vedevamo tuttavia la scena, siccome la nostra classe non aveva visuale sul cortile). Entra una bidella nella nostra classe, e io mi giro verso le mie amiche scherzando sul fatto che la docente fosse caduta e rincarando la dose. La bidella mi sente, mi guarda malissimo e ci comunica: la docente di inglese è caduta dalle scale, rompendosi una caviglia. È stata appena trasportata in ospedale da una ambulanza.
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