Mi autodenuncio. Devo partire l’anno prossimo. Cerco il passaporto scaduto. Tra i mille impegni di lavoro, sport e sindacato trovo tempo e modo di prenotare l’appuntamento, pagare il bollettino, comprare la marca da bollo, fare le fotocopie del documento e le fototessere.

Arriva il giorno atteso. Mi presento, consegno tutto e intanto penso, con immensa soddisfazione “ho fatto quasi tutto. Ora devo solo pensare al visto”. A un certo punto il poliziotto mi guarda e mi mostra il passaporto. “Signora, ma questo scade nel 2028”.

Smarrimento. Depressione. Una mia personalità che con me ha perso le speranze fa pat pat sulla spalla. Ormai è tardi per rimediare. Il timbro di annullamento del passaporto ha il suono dei cento e passa euri buttati nel cesso.

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