I più fanatici e scatenati erano ovviamente gli italiani, che formavano una sorta di “cerchio magico” attorno alla vettura, ed attorno c’era il resto del mondo che anch’esso si prodigava per me. Divenni una sorta di attrazione del parcheggio: la gente che partiva veniva sostituita da quelli che arrivavano nell’area di sosta.
La macchinetta fu attentamente esaminata, smontata e rimontata, trainata, spinta, più volte, ma invano. Ricordo ancora le espressioni sconfitte, deluse e scornate di coloro che convinti di sapere tutto di meccanica dovettero ammettere la propria impotenza.
Un professore ungherese affermò che secondo lui la macchina era posseduta dal Demonio. Cominciò a farsi notte e pian pianino tutti partirono, ed io rimasi solo, disperato, nel parcheggio tedesco.
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