Quando ritornai a scuola, il preside fu molto chiaro. Convocò mio padre e se non l’avesse fatto venire, non mi avrebbero fatto più rientrare e avrei perso l’anno. Non sapevo cosa fare, avevo 20 anni ed avevo dato più problemi che gioie ai miei. Non avrei voluto mai far umiliare così mio padre, non lo meritava… poi all’improvviso l’idea.

Dalle mie parti viveva A., un signore di mezza età che non si era mai sposato. Era ferroviere ed era di una cultura superiore alla media. Essendo una persona sola, spesso si fermava a parlare con noi ragazzi, avevamo quindi una certa confidenza. Così un giorno gli parlai dell’accaduto, chiedendogli se poteva venire a scuola a parlare con i prof facendo finta di essere mio padre, perché avevo paura che se fosse venuto lui, il suo cuore non avrebbe retto.

Sorprendentemente accettò, raccomandandosi di non dirlo a nessuno, tantomeno ai miei. Studiammo bene la parte, così venne il giorno fatidico, ore 11.00, quando prima dell’inizio della lezione, la porta della classe si aprì ed entrarono il preside con A., che presentò alla classe come mio padre. I miei compagni, che conoscevano mio papà, rimasero a bocca aperta, mai avrebbero immaginato una cosa del genere.