Dentro di me gemeva il seme della vendetta, ancora non sapevo come. Quella bomba carta mi diede quindi modo di riscattarmi dalle angherie subite da quell’uomo e così lo portai a scuola, fiero degli sguardi ammirati dei miei compagni, entusiasti del mio possedimento. L’idea era quella di accenderlo e lanciarlo giù poco prima dell’inizio della lezione di Impianti, in modo da far spaventare quel vecchio maledetto e fargli temere per la propria auto, una BMW.

Ovviamente le aperture parziali delle finestre, sommate alla paura che il petardo mi scoppiasse in mano e la scarsissima elasticità del mio braccio mezzo monco, furono una combo perfetta, poiché lanciai la bomba carta proprio sulla macchina del prof, distruggendo in un colpo solo tutti i vetri dell’auto, con un boato pazzesco. Il prof, entrato proprio in quel momento, non voleva credere ai suoi occhi.

Ne seguì un parapiglia assurdo con il prof mezzo svenuto, i miei compagni a bocca aperta ed il bidello, di nome Aliano, che voleva menarmi, ed io che cercavo di difendermi con una sedia e una mano. Seguirono giorni concitati, fui sospeso per una settimana ma non dissi nulla a casa, quindi ogni mattina uscivo comunque alle 7.30 per tornare verso l’ora di pranzo.