Mi chiedo brevemente se sia il caso di aiutarli, intervenendo e scadendo nel potenziale cliché dello sconosciuto che avvicina i bambini, oppure proseguire per la mia strada, magari guardandoli fallire miseramente con la coda dell’occhio. Alla fine la curiosità ha il sopravvento. “Geocaching?” chiedo con un sorrisetto, atteggiandomi a esperto. I bambini, come previsto, si fermano perplessi. Mi diverto per un secondo ad assaporare la loro confusione, prima che uno dei tre dica con voce squillante “Ma davvero anche tu fai questi giochi da bambini?”
Ahi.
Punto nel vivo.
Cerco di formulare il più velocemente possibile una risposta bacioperuginosa sul provare ad essere per sempre bambini dentro, sale della vita, viaggio e cazzate varie, ma riesco soltanto a bloccarmi, più confuso di loro.
Poi lo guardo meglio.
Era un mio studente.