Collana “Io e le mie figure di melma”
#1 “La scatola”
Autodenuncio questa mia figura di melma.
Ero al supermercato, con il mio compagno. Ci passa a fianco una ragazza che lavora lì, con quei carrelli che usano per spostare le merci da riporre negli scaffali. Stava ritornando al magazzino, perché aveva tutte le scatole vuote. Nel tragitto gliene cade una, decido così di raccoglierla per rimetterla insieme alle altre; così, per gentilezza, per non farla tornare eventualmente indietro a raccoglierla a lei.
Lei non si accorge di nulla, e continua a camminare tranquilla; io, che per un problema ai piedi non cammino bene e non riesco più a camminare veloce, che le vado dietro brandendo questa scatola, che non riesco a poggiare perché non riesco a raggiungerla.
Inizio a sentirmi ridicola, anche per chi eventualmente stia guardando quella grottesca scena. Avevo pensato di lanciarla, ma con la sfiga che ho, ho pensato “minimo poi gliene butto giù altre 10”, quindi ho desistito e ho continuato ad inseguirla (sembrava una scena tipo horror, con la vittima che scappa e l’assassino che arranca dietro). Alla fine, era quasi arrivata lì al magazzino, sono riuscita a poggiare quella cavolo di scatola, senza farmi vedere, per lo meno lo credevo.
Così sono passata dal sentirmi gratificata da una buona azione a sentirmi la solita scema, che per la troppa gentilezza passa per tonta.
Ps: chiedo venia per la lunghezza, la sintesi non è il mio forte.