2012, concerto di Biagio Antonacci. Ci vado con una mia cara collega.

Lo spettacolo è in un piccolo palatenda, noi siamo sedute abbastanza davanti. Dopo circa due ore di musica, l’artista saluta e si congeda.

Ma si sa che quasi sempre i cantanti tornano sul palcoscenico per regalare ancora un paio di canzoni. Infatti nessuno si muove dal suo posto. Appena capisco che l’Antonacci sta per uscire di nuovo, con uno scatto felino dribblo l’addetto alla sicurezza e arrivo sotto palco.

Dietro di me scattano decine di facinorose fans sfegatate e ci accalchiamo proprio sotto di lui, che nel frattempo si è sistemato su uno sgabello e ha iniziato a cantare e suonare la chitarra.

La mia collega è proprio dietro di me, cantiamo e saltiamo e balliamo come se non ci fosse un domani, riesco persino a toccargli un polpaccio. Il Divino finisce, davvero stavolta, saluta e se ne va. Le luci si accendono. La folla dietro di me inizia a scemare, con calma. Io scambio battute con tutti “Che concerto! Che emozioni!”.

È stato allora che la mia amica mi ha guardata e con imbarazzo mi ha detto: “I pantaloni”. A forza di dimenarmi mi si erano sfilati ed erano scesi alle caviglie. Ero mezza nuda in mezzo a qualche centinaio di persone.

Sipario.