I miei genitori sorpresi. Io così timida e vergognosa stavo parlando in una classe piena di bambini che non conoscevo e adulti, tutti in silenzio.
La mia manina diligente puntata in alto: “Maestra, è vero che sua figlia è morta?”.
Non ho guardato mia madre.
Anni dopo mi disse che sarebbe voluta sprofondare.
Guardai la maestra, fiera di sapere una cosa che (secondo me) non sapeva nessuno.
Lei sorrise e mi disse che purtroppo sì, ma che era sempre con lei (o parole carine del genere).
Subito dopo sprofondai nel silenzio della mia timidezza perché mi accorsi di tutti gli occhi puntati addosso.
Solo anni e anni dopo ricordai questo evento e ne parlai con mia madre che mi ammise che si sentì tremendamente in colpa perché non aveva pensato che fossi lì a portata di orecchio e che però non avrebbe mai pensato che mi venisse in mente di sbrodolare questa cosa davanti a tutti.
E qui arriva la seconda autodenuncia: perché mi tornò alla mente quel giorno? Ebbene… perché arrivò il funerale della maestra in questione. Tutti o quasi gli alunni a cui aveva insegnato erano presenti. Finisce il funerale ed usciamo dalla chiesa, aspettiamo tutti commossi l’uscita della nostra adorata maestra, io con gli occhi lucidi mi volto e accanto a me c’è un mio ex compagno di classe, che però non era commosso visivamente quanto me.
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